È passato quasi un secolo dalla prima redazione de Il Maestro e Margherita e oggi un nuovo Diavolo, dalle parti di Mosca, sta portando avanti una campagna di censura e disinformazione, atta a tenere allo scuro il popolo russo riguardo le manovre, le modalità e gli esiti della guerra in Ucraina. Se già prima del conflitto contro Kiev la libertà di stampa in Russia era alquanto limitata, con l’inizio della guerra Putin ha dato ulteriori colpi alla libertà di espressione. Il parallelismo con Stalin e le continue censure di inizio secolo viene quasi naturale. Per i temi trattati, per i personaggi, e per l’iter che portò alla luce uno dei capolavori della letteratura russa, partorito dalla magistrale penna di Michail Bulgakov (ironia della sorte natio di Kiev), esso non è mai stato così attuale. In questi giorni bui trovo appropriato ricordare questo grande romanzo.
Immagine della cattedrale di San Basilio in Piazza Rossa, a Mosca.
Storia di un romanzo sul Diavolo, sull’amore e sulla libertà.
La storia della letteratura è cosparsa di grandi opere che hanno tracciato il cammino dell’umanità, portandone alla luce gli elementi più nascosti, dando vita a emozioni che si sono trasformate in personaggi diventati immortali. Ci sono libri che hanno lasciato una cicatrice talmente profonda da ridefinire la nostra stessa percezione del mondo, della storia e, talvolta, di noi stessi.
La prima volta che ho letto Il Maestro e Margherita ne sono rimasto accecato tanto era forte la luce che emanava. La potenza espressiva dei personaggi folgora il lettore e, nonostante siano molti e con nomi impronunciabili (come ogni grande romanzo russo), nessuno di questi è possibile che venga dimenticato. Il romanzo è ambientato nella Mosca degli anni ’20 e degli anni ‘30, luogo che Bulgakov conosceva e aveva vissuto a pieno, tanto da riportarne una perfetta topografia attraverso minuziose descrizioni. Mosca però rappresenta solo uno dei due piani narrativi dove si svolge la vicenda: dalla capitale si viene trasportati a Gerusalemme ai tempi della crocifissione, scenario inoltre del romanzo a cui per tutta la vita lavora il Maestro e di cui non vedrà mai la pubblicazione. Un libro dentro al libro quindi, due differenti piani narrativi che si intrecciano e che alla fine convergono congiungendo i personaggi protagonisti delle due storie.
La religione rappresenta uno dei cardini della narrazione, anche se la Chiesa non viene mai nominata; il misticismo ed il culto dell’oscuro la fanno da padrone fin dalle prime pagine, il rapporto dell’uomo con Dio assume un ruolo fondamentale. Il male, il Diavolo, rappresenta Stalin e il regime oppressore, con il quale Bulgakov si scontra per tutta la vita, prima cercando di integrarvisi, in seguito cercando di combatterlo sfruttando la forza delle proprie opere. In vita non riuscirà mai nell’impresa, ma attraverso le pagine del romanzo egli si vendicherà di tutti, da Stalin e la cerchia dei letterati post-rivoluzionari, colpevoli di opportunismo e di servilismo nei confronti del regime, fino ad arrivare al teatro sovietico. Attraverso la satira Bulgakov si fa beffa di tutti coloro che in vita avevano cercato di sabotarlo, il mondo che i cinque diavoli protagonisti incontrano è quello della Mosca che lo scrittore odia: una città opportunista, burocratica e conformista.
Ogni personaggio ha un destino legato al desiderio di rivincita di Bulgakov e molti sono i riferimenti alla vita dello scrittore stesso: i letterati vengono resi folli dall’incontro con Woland, lo sventurato Berlioz addirittura viene decapitato nel terzo capitolo, in seguito alla profezia dello stregone; Margherita, appena divenuta strega, come prima mossa decide di vendicarsi con il critico Latunskij che aveva distrutto la carriera del Maestro, volando verso il suo appartamento e devastandolo; il Maestro crede che il grande romanzo a cui lavorava da tutta la vita sia andato bruciato, il grande libro su Ponzio Pilato è invece sopravvissuto e Woland glielo riconsegna in uno dei passaggi più iconici del libro (Bulgakov aveva infatti deciso di bruciare una delle prime stesure del libro insieme ad altre opere, in seguito alle persecuzioni della polizia sovietica).
“I manoscritti non bruciano”, “Dire la verità è bello e piacevole”, “Non ha meritato la luce, ha meritato la pace”, tutte queste frasi sono esempi della capacità di Bulgakov di coniare espressioni simboliche, talvolta paradossali, che hanno conferito al romanzo un’iconicità tale da trasformarlo in oggetto di culto vero e proprio; molte di queste frasi, infatti, vennero continuamente riprodotte come dei graffiti sulle pareti delle scale che portano all’appartamento n. 50 della casa al n. 10 della Bol’šaja Sadovaja, dove Bulgakov aveva vissuto, che è diventato vero luogo di culto per gli amanti del libro.
Immagine dell’appartamento n. 50 della casa al n.10 della Bol’saja Sadovaja. Tra il 1983 e il 1986, negli anni precedenti alla perestrojka, molte delle frasi più celebri del libro vennero incise, insieme a disegni che ritraevano i personaggi come graffiti, sulle pareti delle scale che portano all’appartamento. La polizia ha spesso riverniciato quei muri, ma le scritte sono tornate. (Credits Immagine https://xerosignal2.wordpress.com/2012/01/30/bolsaja-sadovaja-n-10/)
Il Maestro e Margherita è dunque un romanzo sul Diavolo, il quale è protagonista assoluto, appare in varie forme e devasta letteralmente la vita degli abitanti di Mosca, punendo tutti gli individui colpevoli di arrivismo e meschinità. L’eco del Faust si propaga in tutta l’opera, dallo spettacolo al Teatro di Varietè fino al patto di Margherita, anche se nell’opera di Goethe Margherita ha un ruolo passivo; qui invece è la donna ad interagire con Satana e decide di accettare la sua offerta per esaudire il proprio desiderio di salvare il Maestro, ormai fuori di senno a causa delle incessanti critiche da parte della comunità letteraria.
Dunque, questo libro è anche la rappresentazione di una magnifica storia d’amore, vera, sincera, che vede Margherita prendersi cura dell’uomo di cui è innamorata mentre lui le legge il romanzo su Ponzio Pilato, e lei ne rimane talmente colpita che inizia a soprannominarlo Maestro. Nessuno, purtroppo, vorrà pubblicare il romanzo, e allora il Maestro in preda alla disperazione lo brucerà, finendo poi in una clinica psichiatrica. Proprio allora Margherita decide di sacrificare la propria anima a Woland, trasformandosi in una strega che, in sella al suo spazzolone, plana tra i tetti di Mosca alla ricerca dell’amato scrittore. Questa immagine rappresenta un sogno di libertà e di ribellione, quasi un ideale di femminismo, di cui Margherita è senza dubbio una precorritrice: attraverso la sua scelta infatti rinuncia alla liberazione del Maestro per liberare Frida, condannata all’inferno per aver ucciso il proprio figlio e costretta a vedere ogni giorno il fazzoletto utilizzato per l’omicidio. Colpito dalla pietà mostrata, il Diavolo le concederà comunque di liberare il Maestro.
I manoscritti non bruciano
“I manoscritti non bruciano”, una frase allo stesso tempo semplice ma dirompente, diventata il simbolo della letteratura russa del Novecento, diventata il simbolo della resistenza dello spirito contro la dittatura. Sfortunatamente Bulgakov non vedrà mai realizzato il sogno di veder pubblicato il suo romanzo, perché morirà nel 1940. Egli non saprà mai che nel 1967, anno della pubblicazione de Il Maestro e Margherita, il mondo intero accoglierà la sua grande opera con commozione e gioia, un “miracolo”, così definito da Montale, che diverrà un caposaldo della letteratura novecentesca. Questo libro ci aiuta a comprendere cosa abbia significato essere un genio che scrive un romanzo sotto un regime che ha paura di te, che cerca in tutti i modi di annientarti ma che alla fine nulla può fare contro la grandezza e la levatura di uno scrittore immenso, le cui doti trionfano sempre contro l’ottusità del potere. Per questo e molto altro, leggere oggi Il Maestro e Margherita potrà, forse solo in parte, saziare la nostra sete di libertà. Chi scrive è convinto di sì.
Marco Costa