Comunità energetiche rinnovabili: il primo passo dell’Italia a Magliano d’Alpi

Sempre più spesso sentiamo parlare di transizione energetica: rendere sostenibili le nostre città e rinnovare le infrastrutture in modo che il loro impatto non sia più deleterio per il clima del pianeta. Le comunità energetiche rinnovabili rappresentano un esempio virtuoso e concreto di come questo procedimento sia effettivamente realizzabile. 

Cosa si intende per comunità energetiche?

Le comunità energetiche indipendenti sono ormai una realtà affermata in molte aree del territorio europeo (Germania e Danimarca su tutti). Esse rappresentano una scelta sostenibile che permette a molte città di favorire il processo di decarbonizzazione, limitare le emissioni di CO2, riuscire ad essere totalmente autosufficienti a livello energetico e, in alcuni casi, trarre profitto dall’energia in eccesso che viene prodotta da impianti ad energia green. Nata come iniziativa spontanea nei paesi del Nord Europa, la definizione di comunità energetica è entrata nella legislazione europea con il Clean Energy Package. Un’ulteriore spinta è arrivata con la direttiva Red II (2018/2001/Ue), che ha come obiettivo generale quello di portare il livello di consumo proveniente da fonti energetiche rinnovabili al 32% entro il 2030. 

Le comunità energetiche costituiscono a tutti gli effetti un soggetto giuridico e necessitano di un controllo meticoloso da parte dei membri partecipanti; il loro obiettivo principale è conseguire benefici ambientali, economici e sociali per la comunità stessa. Le premesse per cui siano definite tali sono l’installazione di impianti per le rinnovabili con una potenza totale inferiore a 200 kW e che l’energia ricavata sia possibilmente consumata dalla comunità stessa, oppure immagazzinata in sistemi appositi. L’impianto deve essere collegato alla rete elettrica a bassa tensione, attraverso la stessa cabina di trasformazione da cui la comunità energetica trae anche l’energia di rete.

Uno tra gli esempi più efficienti di comunità energetica in Europa si trova in Germania, precisamente nei comuni di Neuerkirch e Kulz, nel Circondario del Reno-Hunsrück. Per far fronte al debito pubblico e al calo della popolazione i due comuni si sono uniti e insieme ad alcuni cittadini hanno investito in impianti eolici, i quali hanno permesso un ricavo da investire in pannelli fotovoltaici e nella creazione di reti locali per il riscaldamento. Tra i due comuni il risparmio di CO2 è passato da 1200 a solo 80 tonnellate l’anno e ad oggi i soci sono 336 e gli impianti 18 (dati da La comunità energetica – Report 08/06/2020).

Il primo passo dell’Italia

Il 12 marzo 2021 è stata inaugurata la prima comunità energetica d’Italia: si trova nel comune di Magliano d’Alpi, in provincia di Cuneo, ed è stata denominata Comunità Energetica Rinnovabile Energy City Hall.

Si apprende dal sito del comune che “con la deliberazione della Giunta Comunale n. 38 del 28 aprile 2020 il comune ha aderito al Manifesto delle Comunità Energetiche per una centralità attiva del Cittadino nel nuovo mercato dell’energia, promosso dall’Energy Center del Politecnico di Torino, entrando in sinergia attiva con un polo di eccellenza del mondo della ricerca sui temi energetici e delle smart city”.

Con l’installazione di un impianto fotovoltaico da 20 Kw di picco, posto sul tetto del Palazzo comunale, l’amministrazione si presta a fornire energia pulita a piccole realtà cittadine come palestre, biblioteche, scuole, botteghe ed alcune abitazioni private. Il Comune quindi si propone come coordinatore della CER (Comunità Energetica Rinnovabile) e nel doppio ruolo di produttore e consumatore. Inoltre, viene offerta la possibilità a chiunque abbia a disposizione un impianto fotovoltaico costruito dopo il 1° marzo 2020, collegato alla medesima cabina di trasformazione secondaria utilizzata dal Comune, di proporsi come produttore energetico, mentre per coloro che non hanno a disposizione un impianto è concesso associarsi come semplici consumatori.

Si legge ancora sul sito del Comune che la legge di conversione del decreto “Milleproroghe” fornisce fin da subito “la possibilità a tutti i cittadini di esercitare collettivamente il diritto di produrre, immagazzinare, consumare, scambiare e vendere l’energia auto prodotta, con l’obiettivo di fornire benefici ambientali, economici e sociali alla propria comunità. In particolare, ci si attende che comunità energetiche rinnovabili e con autoconsumo collettivo possano contribuire a mitigare la povertà energetica, grazie alla riduzione della spesa energetica, tutelando così anche i consumatori più vulnerabili.” A ciò seguono tutta una serie di indicazioni che regolano il funzionamento della comunità così come definita dal decreto “Milleproroghe”, tra cui troviamo la limitazione per la potenza degli impianti che non deve superare i 200 kW e il vincolo per cui la condivisione dell’energia sia destinata all’autoconsumo istantaneo

Nell’articolo Energia pulita e sostenibile: qual è la realtà in Italia? abbiamo illustrato quello che è l’SDG numero 7 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che invita a “garantire l’accesso a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna per tutti”. In questa direzione, la comunità energetica rinnovabile di Magliano D’Alpi fornisce un esempio tangibile di approvvigionamento energetico vantaggioso, mettendo l’Italia sui binari giusti verso un futuro in cui il termine transizione ecologica non sia solo il nome di un ministero ad hoc soffocato dalle contraddizioni della politica, ma diventi una realtà concreta da cui tutti possano trarre beneficio. Un cambio di passo è possibile. La rivoluzione green non può più attendere.

Fonti